Cos'è "Dialoghi di profughi": http://www.controappuntoblog.org/2013/10/18/quando-si-parla-di-umorismo-io-penso-sempre-al-filosofo-hegel-fluchtlingsgesprache-dialoghi-di-profughi-brecht-bertolt/
DOVE SI PARLA DI PASSAPORTI. – DELLA PARITA’ TRA BIRRA
E SIGARI. – DELL’AMORE PER L’ORDINE.
Mentre la furia della guerra, che pure aveva già mezzo
dissanguata l’Europa, era ancora giovane e bella e stava giusto pensando come
fare un salto anche in America, al ristorante della stazione di Helsinki due
uomini sedevano a un tavolo e, guardandosi prudentemente attorno di quando in
quando, parlavano di politica. Uno era alto e grosso e aveva mani bianche e
lisce, l’altro era di statura bassa, tarchiato, con mani da operaio
metallurgico. Quello alto teneva sollevato il suo bicchiere di birra e lo
guardava contro luce.
QUELLO ALTO La birra non è
birra, ma in compenso i sigari non sono sigari; il passaporto quello no, deve
essere per forza un passaporto, perché ti lascino entrare in questo paese.
QUELLO BASSO Il passaporto è la parte più nobile
di un uomo. E difatti non è mica così semplice da fare come un uomo. Un essere
umano lo si può fare dappertutto, nel modo più irresponsabile e senza una
ragione valida; ma un passaporto, mai. In compenso il passaporto, quando è
buono viene riconosciuto; invece un uomo può essere buono quanto vuole, non
viene riconosciuto lo stesso.
QUELLO ALTO Si può dire che
l’uomo è soltanto il meccanico portatore di un passaporto. Glielo si mette in
tasca, così come si mette un pacchetto di azioni nella cassaforte, la quale in
sé e per sé non ha nessun valore, ma solo contiene oggetti di valore.
QUELLO BASSO Eppure si potrebbe
sostenere che l’uomo, in un certo senso, è necessario al passaporto. La cosa
principale è il passaporto, giù il cappello davanti a lui, ma senza il relativo
individuo esso non sarebbe possibile, o almeno non completo. E’ come il
chirurgo: gli ci vuole il malato, per poter fare un’operazione; quindi non è
autonomo è una cosa soltanto a metà, con tutta la sua scienza. In uno Stato
moderno è lo stesso: la cosa principale è il Führer o Duce, ma gli ci vuole anche
la gente da guidare. Loro sono grandi, ma qualcuno deve pur pagare per la loro
grandezza; se no, non va.
QUELLO ALTO I due nomi
che ha citato mi fan tornare in mente birra e sigari. Vorrei proprio
considerarli di gran marca, il meglio che si possa avere qui, e il fatto che la
birra non è birra, e il sigaro non è un sigaro, mi sembra una felice
circostanza; ché se per caso non ci fosse concomitanza fra i due elementi,
sarebbe proprio difficile mandare avanti il locale. Suppongo che anche il caffè
non sia caffè.
QUELLO BASSO Come sarebbe, una
felice circostanza?
QUELLO ALTO Sarebbe che
si ristabilisce l’equilibrio. Non hanno bisogno di temere un confronto tra loro
e, fianco a fianco, possono sfidare il mondo intero. Nessuno dei due trova un
amico migliore, e i loro incontri si svolgono in perfetta armonia. Sarebbe
diverso se, per esempio, il caffè fosse caffè e solo la birra non fosse birra;
la gente certo darebbe addosso alla birra perché è scadente, e allora? Ma io la
distolgo dal suo argomento: il passaporto.
QUELLO BASSO Non è poi un argomento
tanto piacevole che io non me ne voglia far distogliere. Solo mi meraviglio che
proprio adesso ci tangano tanto a contare e registrare la gente, come avessero
paura di perdere qualcuno – non si direbbe peraltro che gliene importi poi
tanto. Ma no, devono sapere che si è quello e non un altro, come se non fosse
assolutamente lo stesso chi lasciano crepare di fame.
L’uomo alto e grosso si alzò in piedi, si inchinò e
disse: “Mi chiamo Ziffel, di professione fisico”. Quello basso sembrò
riflettere se dovesse alzarsi anche lui, poi decise e restò seduto. Bofonchiò:
“Mi chiamo Kalle, e basta”.
L’uomo alto si rimise a sedere e, prima di riprendere il
discorso, aspirò con aria un po’ offesa una boccata Da quel suo sigaro, di cui
si era già più volte lamentato.
ZIFFEL
Le premure per gli esseri umani negli ultimi anni sono molto aumentate,
specialmente nei nuovi organismi statali. Non è come prima, ora lo Stato se ne
occupa molto. I grandi uomini che sono spuntati in parecchie parti d’Europa
dimostrano un grande interesse per gli uomini, e non ne hanno mai abbastanza.
Gliene occorrono tanti. Da principio ci si rompeva il capo a capire perché il
Fuhrer raccogliesse gente nei territori di confine e la trasportasse verso
l’interno della Germania. Solo ora in guerra si è capito. Ne ha un bel consumo,
di materiale umano, e gliene occorre a mucchi. Ma i passaporti si fanno
soprattutto per via dell’ordine, che è assolutamente necessario in tempi come
questi. Mettiamo che io e lei ce ne andiamo attorno senza un documento che
attesti chi siamo, così che non riescono a trovarlo quando ci devono levare di
torno: non ci sarebbe più ordine. Lei poco fa ha parlato del chirurgo. La
chirurgia funziona solo perché il chirurgo sa dove si trova nel corpo umano,
per esempio, l’appendice. Ma se questa, all’insaputa del chirurgo, se ne
potesse andare in giro, magari nella testa o in un ginocchio, allora sarebbero
guai al momento di asportarla. Qualunque uomo d’ordine glielo può confermare.
KALLE
L’uomo più ordinato che ho conosciuto in vita mia era un tale di nome
Schiefinger nel Lager di Dachau, uno delle SS. Di lui si raccontava che alla
sua amante non dava il permesso di dimenare il sedere in un giorno che non
fosse sabato, e in un’ora che non fosse di sera, nemmeno per distrazione. E
all’osteria guai se posava sul tavolo la bottiglia di limonata col fondo
bagnato. Quando ci picchiava col frustino lo faceva con tanta coscienziosità da
lasciarci le piaghe con un disegno così regolare che avrebbe superato benissimo
qualunque controllo col al millimetro. Il senso dell’ordine ce l’aveva talmente
nel sangue che avrebbe preferito non picchiare affatto piuttosto che farlo a
casaccio.
ZIFFEL
Questo è un punto molto importante. In nessun posto si bada tanto all’ordine
come in prigione o nell’esercito. E’ sempre stato proverbiale. Quel generale
francese che al principio della guerra del settanta annunciò all’imperatore
Napoleone che l’esercito era pronto e tutto in ordine fino all’ultimo bottone,
non avrebbe promesso roba da poco, se fosse stato vero. Difatti è proprio
l’ultimo bottone che conta. Devono essere a posto tutti, i bottoni. Con
l’ultimo bottone si vince la guerra. Anche l’ultima goccia di sangue è
importante, ma non quanto l’ultimo bottone. Difatti, è l’ordine che fa vincere
la guerra. Nel sangue non si può mai mettere lo stesso ordine come nei bottoni.
Lo stato maggiore non sa mai così di preciso se l’ultima goccia di sangue è già
stata versata, come sa tutto invece dei bottoni.
KALLE
“Ultimo” è una delle loro parole preferite. Quando lavoravamo in palude, l’uomo
delle SS diceva sempre che dovevamo darci dentro fino all’ultimo fiato. Perché
poi l’ultimo e non il primo, me lo sono chiesto spesso. Ma doveva essere
l’ultimo, se no lui non ci provava gusto. Anche la guerra la vogliono vincere
fino all’ultimo sangue, e ci insistono.
ZIFFEL
Ci tengono che sia una cosa seria.
KALLE
Atrocemente seria. Se non è atroce, non è seria.
ZIFFEL
Questo ci riporta ai bottoni. Neppure nel mondo degli affari l’ordine ha una
parte tanto importante quanto nell’esercito. Anche se negli affari applicando
quest’ordine meticoloso si ricavano profitti, mentre in guerra si hanno
soltanto perdite. Si potrebbe pensare che conta di più ogni centesimo in affari
che ogni bottone in guerra.
KALLE
In sé e per sé non sono i bottoni che contano in guerra, poiché non c’è peggior
spreco di materiale che nell’esercito, lo sanno tutti. Lì si fa tutto senza
badare a spese. Si è mai vista un’amministrazione militare che facesse
economia? L’ordine non sta nel fare economia.
ZIFFEL
Certo che no. Sta nel fatto che lo spreco è pianificato. Tutto ciò che si butta
via, o va a male, o viene distrutto, deve essere registrato e numerato;
l’ordine consiste in questo. Ma la ragione principale per cui si bada tanto
all’ordine è una ragione educativa. Certi compiti uno non li può svolgere se
non con ordine. E cioè quelli privi di senso. Fa scavare una fossa a un
prigioniero e poi richiuderla e poi scavarla di nuovo: se glielo lasci fare
alla carlona, così come gli viene, quello ti diventa matto, o ribelle, che fa lo
stesso. Se invece si sta attenti che impugni la vanga in un certo modo, e non
un centimetro più in giù, e se si tira una cordicella nel punto in cui deve
scavare, in modo che la fossa sia perfettamente diritta, e se nel richiuderla
si bada a che il terreno sia spianato a dovere, come se prima non si fosse
scavato per niente, allora sì che il lavoro può essere fatto e tutto fila
liscio come l’olio. D’altra parte, lo spirito umanitario, di questi tempi, non
si potrebbe mantenere senza la corruzione, che è pure una forma di disordine.
Lei trova umanità se trova un impiegato che intasca qualcosa. Con un po’ di
corruzione talvolta può persino ottenere giustizia. Io, per raggiungere il mio
turno nella fila all’Ufficio Passaporti in Austria, ho dato una mancia. A un
impiegato gli ho visto in faccia ch’era di animo buono e avrebbe intascato. I
regimi fascisti ce l’hanno con la corruzione proprio perché sono disumani.
KALLE
Un tale una volta mi diceva che in fondo gli escrementi non sono altro che
materia fuori posto. In un vaso di fiori non li puoi neanche più chiamare
escrementi. Io in fondo sono per l’ordine. Ma una volta ho visto un film con
Charlie Chaplin. Metteva i suoi abiti, eccetera, in una valigia, cioè li
buttava dentro a casaccio e poi chiudeva il coperchio: ma ecco che la cosa gli
pareva troppo disordinata, perché troppa roba faceva capolino dalla valigia, e
allora prendeva una forbice e tagliava via maniche, gambe di pantaloni, insomma
tutto quello che spuntava fuori. Questo mi ha lasciato di stucco. Vedo che
anche lei non tiene in grande considerazione l’ordine.
ZIFFEL
Semplicemente riconosco gli enormi vantaggi dell’esser disordinati. E’ il
disordine che ha già salvato la vita a migliaia di individui. In guerra spesso
basta la più piccola deviazione da un ordine perché uno porti in salvo la
pelle.
KALLE
E’ proprio vero. Mio zio era nelle Argonne. Stavano in un fosso e per telefono
avevano ricevuto l’ordine di ritirarsi, e subito. Ma loro non ubbidirono alla
lettera e vollero prima mangiarsi le patate che avevano già arrostito, e così
caddero prigionieri e furono salvi.
ZIFFEL
Oppure prenda un aviatore. E’ stanco e legge male le indicazioni degli
strumenti di misura: il suo carico di bombe casca accanto a un grosso
casamento, e un mezzo centinaio di persone si salva. Quello che voglio dire è
che la gente non è matura per una virtù come l’amore per l’ordine. La loro
intelligenza non è abbastanza sviluppata per questa virtù. Le loro iniziative
sono idiote, e soltanto un’esecuzione sciatta e disordinata dei loro piani li
può salvare da danni maggiori.
ZIFFEL Io
avevo un inserviente di laboratorio, il signor Zeisig, che teneva tutto in
ordine, e che fatica gli costava! Metteva tutto a posto continuamente. Quando
uno si preparava qualche apparecchio per un esperimento, bastava che fosse
chiamato al telefono, e prima che tornasse quello aveva già rimesso tutto a
posto. Ogni mattina i tavoli erano perfettamente sgombri, e cioè i foglietti
con gli appunti erano scomparsi per sempre nel secchio della spazzatura. Ma lui
si dava tanta pena che non gli si poteva mai dir nulla. Cioè naturalmente
qualcosa gli si diceva lo stesso, ma allora si finiva per mettersi dalla parte
del torto. E se poi di nuovo qualcosa spariva, cioè era rimesso a posto, lui ti
guardava con quel suo sguardo vuoto, senza un granellino di intelligenza, che
ti faceva pena. Non avrei mai immaginato che il signor Zeisig potesse avere una
sua vita privata, e invece ce l’aveva. Quando Hitler giunse al potere, saltò
fuori che il signor Zeisig era stato tutto quel tempo un militante della prima
ora. Il mattino che Hitler diventò cancelliere del Reich, lui disse, appendendo
con cura il mio cappotto al solito chiodo: “Signor dottore, adesso si rimetterà
in ordine la Germania”. Beh, il signor Zeisig ha mantenuto la parola.
ZIFFEL
In un paese dove impera un ordine speciale io non ci starei volentieri, perché
quello è il regno della penuria. Naturalmente si può chiamare ordine anche
un’amministrazione che scialacqui a piene mani, come da noi si ha soltanto,
come dicevo, in guerra. Ma non siamo a questo punto.
KALLE
La metta così: dove niente sta al posto giusto, c’è disordine. Dove al posto
giusto non c’è niente, lì c’è ordine.
ZIFFEL
L’ordine oggigiorno si ha soprattutto là dove non c’è niente. E’ un fenomeno di
carenza.
L’uomo basso annuì, ma era un po’ seccato – era un tipo
particolarmente sensibile su questo punto – dalla sfumatura di serietà che
sentiva o credeva di sentire nelle ultime frasi, e terminò di bere a lenti
sorsi il suo caffè.
Poco dopo i due si separarono e si allontanarono per la
propria strada.
Traduzione di Margherita Cosentino
Mancano dei capitoli.. e la traduzione di Margherita Consentino del libro Einaudi "Nuovi coralli" secondo me è migliore. Comunque libro bellissimo.
RispondiEliminaquali capitoli mancano? si possono recuperare? il libro pare introvabile.. grazie di averlo reso disponibile qui!
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