lunedì 30 ottobre 2017

LA TRUFFA - Paolo Massucci


Nonostante l’impennata della mortalità registrata dall’ISTAT nel primo trimestre del 2017 andremo tutti in pensione cinque mesi più tardi, persino a 71 anni per chi ha iniziato a lavorare dal 1996, senza che il governo si curi se le aziende manterranno il posto di lavoro ai sessantenni e settantenni o se ne libereranno prima. 
Tale assurdità e malvagità svela la realtà del rapporto cittadini-governanti in un paese capitalista definito democratico.

Con il meccanismo attuale l'età della pensione può solo aumentare all'infinito.

Nel triennio 2014–2016 l’ISTAT ha certificato, con un complesso calcolo statistico peraltro contestato da alcune sigle sindacali, un aumento di cinque mesi dell’aspettativa di vita a 65 anni. Detto triennio costituisce il periodo di riferimento per l'adeguamento automatico dell'età della pensione (e dei coefficienti di trasformazione che ne stabiliscono l’importo) da applicarsi da gennaio 2019. Dal 1 gennaio 2019 pertanto l’età pensionabile sarà aumentata di cinque mesi e saranno applicati i nuovi coefficienti che ne riducono l’importo.

Sull’argomento, nel mio precedente articolo del 30/09/2017 pubblicato su La città futura (https://www.lacittafutura.it/interni/la-truffa-si-vive-meno-ma-aumenta-l-eta-per-andare-in-pensione.html) riportavo -riprendendo il giornale cattolico l’Avvenire (https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/il-vero-deficit-italiano)- l’impennata del tasso di mortalità generale del + 15% registrata dall’ISTAT  nel  primo trimestre del 2017, quindi nel periodo immediatamente successivo al triennio del calcolo suddetto. Circa l’andamento nei mesi successivi dell’anno in corso non sono ancora disponibili dati, ma non si può escludere che il gran caldo estivo ne possa aver determinato un ulteriore incremento.

Pur chiarendo che mortalità generale ed aspettativa di vita a 65 anni, sebbene in rapporto tra loro, non sono coincidenti, non può essere casuale il silenzio totale riguardo all’aumento di mortalità ad inizio del 2017: ovviamente si vogliono evitare argomenti contrari all’applicazione dell’automatismo in base al quale dal gennaio 2019 scatterà l’aumento di cinque mesi dell’età pensionabile.

In ogni caso, in base alla legge Fornero, l'età pensionabile non potrà più ridursi a fronte di qualsiasi crollo dell’aspettativa di vita! Bella legge… sottaciuta in questo perfido particolare il quale tuttavia ogni tanto appare, tra le righe, senza alcun risalto, come un dettaglio insignificante e solo su Il Sole 24 Ore, giornale poco diffuso tra operai ed impiegati !

Peraltro già nel 2015 c'era stato un -seppur più contenuto- incremento di mortalità, poi recuperato nell’anno successivo e per questo definito -per rassicurarci tutti e sminuirne la portata- “un’anomalia”! Come se la prospettiva di vita potesse aumentare sempre, indipendentemente dal disfacimento della sanità pubblica e dall’inaccessibilità alle cure mediche, dalla riduzione di salari e pensioni, dalla disoccupazione, dalla disgregazione dello stato sociale, dall’aria sempre più avvelenata nelle nostre città, dallo stress crescente e via dicendo. 



Ma c'è dell'altro (come si legge anche dagli articoli de Il Sole 24 Ore del 25/10/2017): sempre sulla base della cosiddetta legge Fornero, dal 2019 l'adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita scatterà ogni 2 anni anziché ogni 3 anni. E questo è un altro raffinatissimo imbroglio ai danni dei lavoratori: infatti più si riduce l’intervallo del periodo di osservazione ISTAT che viene considerato, più l’acquisizione del dato è soggetto ad "errori statistici”, dovuti sia al campionamento sia alle oscillazioni naturali a seguito di eventi estemporanei che coinvolgono una popolazione (ad esempio un'epidemia di influenza, anomalie climatiche, ecc.). Dunque, riducendo detti intervalli di osservazione, avviene che oscillazioni in aumento ed in diminuzione non si compensino tra loro come avverrebbe riferendosi ad intervalli temporali più lunghi.











Viene da sospettare che il meccanismo della legge Fornero, poco pubblicizzato e fuori da ogni ragionevolezza, sia stato concepito in malafede. Occorre quindi che sia sbugiardato insieme ai suoi sostenitori: paradossalmente, se nessuno ad un certo punto bloccasse questa clausola della non riducibilità, tra 50 anni l'età pensionabile potrebbe arrivare in teoria anche a 100 anni pur con un'aspettativa di vita, ipotizziamo, invariata rispetto ad oggi, in quanto sarebbero le stesse oscillazioni periodiche naturali della popolazione a determinarne nel tempo l'incremento. Oppure altro scenario ipotizzabile, del tutto verosimile: se ad un certo punto, e forse ciò già è in atto, l'aspettativa di vita inizierà a ridursi poniamo anche di 10 anni, ebbene l'età pensionabile non si ridurrebbe neppure di un solo giorno!





Non è uno raggiro, un insulto, uno scandalo, una manifestazione smargiassa e svergognata dello strapotere della nostra classe dirigente? Lo è ancor di più essendo noto, come risulta da Il Sole 24 Ore del 23/02/2016, che ben otto miliardi all’anno di contributi dovuti non vengono versati dai datori di lavoro. Una cifra che se invece fosse versata risolverebbe buona parte dei problemi dell’INPS e dei pensionati (ma il direttore dell’INPS Tito Boeri di questo non parla mai, mentre su tutti i mass media preconizza buchi di bilancio e minaccia che in futuro non potranno essere erogate pensioni in caso si decidesse di bloccare l’automatismo sull’adeguamento dell’età pensionabile!). Tuttavia i nostri ministri e sottoministri, qualsiasi parlamentare e tutta la classe dirigente della Banca d’Italia, nonché i “burocrati” della UE che continuamente spingono ad “intervenire con coraggio sulle nostre pensioni e sui conti pubblici”, ma anche i direttori e i padroni di quotidiani e TV, non hanno certamente le nostre preoccupazioni quotidiane: non credo che alcuno di loro per sopravvivere necessiti della pensione (di sicuro ben più sostanziosa delle nostra, della quale al più potrebbero dire che “farebbe loro comodo”) ! Per questi, che hanno il “difficile” mandato da parte dei grandi capitali di far politiche economiche per incrementare i profitti nascondendolo ai sudditi, pardon ai cittadini, la pensione dei lavoratori è solo una variabile dipendente, una mera voce pesante e sgradevole di bilancio.








E così, come indicato anche su Il Sole 24 Ore del 25/10/2017, l’età pensionabile per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1996, sarà portata a ben 71 anni già dal 2019 ! Ovviamente il governo non si è neppure posto il problema se le aziende manterranno al lavoro operai o impiegati così anziani oppure faranno di tutto per liberarsene ben prima, come già avviene, né come potranno essere assunti i giovani se gli anziani non vanno più in pensione.








In definitiva il meccanismo alla base dell’adeguamento dell’età della pensione, così come è stato concepito, oltre che essere assurdo ed ingiusto, mostra la realtà del rapporto cittadini-governanti nei paesi avanzati -come ancora è l’Italia-, quelli che vengono chiamati democratici, per distinguerli dai paesi che invece non lo sarebbero. Il pensiero marxista ovviamente sa perfettamente che in una economia capitalistica lo stato, pur in una parvenza di democrazia, non può essere democratico nella sostanza, in quanto ha il compito in primis di mantenere i rapporti economici “dati”. Tuttavia si presentano talvolta alcune manifestazioni nel rapporto governanti-governati che smascherano in maniera dirompente, plateale, sempre che lo si voglia leggere, la realtà di questo rapporto, travalicando anche quel “patto” del “vivere civile” necessario alla falsa coscienza borghese.

Ad esempio, nello specifico, il meccanismo sull’adeguamento dell’età pensionabile, il fatto che per i giovani e mediamente giovani lavoratori questa sarà innalzata, sin dal 2019 (tra un anno!), a 71 anni senza alcuna garanzia sul mantenimento del posto di lavoro, e il fatto che per le donne, ad esempio, rispetto al 2010 si ha un incremento di ben 7 anni dell’età pensionabile, fa parte di tali episodi che disvelano con piena evidenza i reali rapporti sociali. Ciò alla pari di alcuni eclatanti episodi brutali e violenti, e anche imbarazzanti per la classe dirigente, quali ad esempio le torture nella caserma di Bolzaneto e la violenza delle forze dell’ordine al G8 di Genova nel 2001, o ben più indietro, la strage di Portella della Ginestra.

Sono manifestazioni di tracotanza che hanno una essenza contraddittoria perché da una parte disfunzionali per il potere, in quanto ne smascherano la vera natura di fronte ai cittadini, mostrandone gli interessi reali, dall’altra in alcune situazioni sono funzionali a ristabilire in maniera autoritaria il voluto rapporto padroni-sudditi, indicando chiaramente chi comanda e fino a che punto è consentito opporsi. 
Paolo Massucci (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni)

4 commenti:

  1. REPETITA IUVANT?

    Citazione1: “In ogni caso, in base alla legge Fornero, l'età pensionabile non potrà più ridursi a fronte di qualsiasi crollo dell’aspettativa di vita!”.

    No, questa è una delle tante NOTIZIE FALSE (FAKE NEWS) che circolano da 6 anni sulle pensioni e sulla Fornero.
    Risegnalo (cfr. l’articolo linkato https://www.lacittafutura.it/interni/la-truffa-si-vive-meno-ma-aumenta-l-eta-per-andare-in-pensione.html) che l’adeguamento triennale dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita è stato introdotto dalla riforma delle pensioni SACCONI (L. 122/2010, art. 12, comma 12bis).
    DL 78 del 31.5.2010, convertito dalla legge 122 del 30.7.2010, art. 12, comma 12bis:
    (( 12-bis. In attuazione dell'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, concernente l'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto anche conto delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma 20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni, devono essere aggiornati a cadenza triennale, salvo quanto indicato al comma 12-ter, con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale comporta responsabilità erariale. Il predetto aggiornamento e' effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.
    http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2010-5-31;78~art12!vig=

    Citazione2: “sempre sulla base della cosiddetta legge Fornero, dal 2019 l'adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita scatterà ogni 2 anni anziché ogni 3 anni”.

    Dopo l’adeguamento del 2019, che varrà fino al 2021, la cadenza (a decorrere dal 2022, a valere per il biennio 2022-2023, e così via), in forza della riforma Fornero, sarà biennale. Ma questo, in ogni caso, è solo un’accelerazione del meccanismo periodico introdotto da SACCONI nel 2010.

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  2. (segue)

    L. 214/2011, art. 24 - Riforma delle pensioni Fornero
    COMMA 13: Adeguamento agli incrementi della speranza di vita – Aggiornamento biennale
    Gli adeguamenti agli incrementi della speranza di vita, successivi a quello effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019, sono aggiornati con cadenza biennale secondo le modalità previste dall'articolo 12 della legge 122/2010 e successive modificazioni e integrazioni.
    http://www.tos.camcom.it/Portals/Common/DocumentsGroups/3008/Art%2024%20-%20legge%20214-11%20(2).doc

    Citazione3: “E così, come indicato anche su Il Sole 24 Ore del 25/10/2017, l’età pensionabile per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1996, sarà portata a ben 71 anni già dal 2019 !”.

    Del Sole 24 ore, (a) pregasi linkare l’articolo (che non sono riuscito a trovare), a me non risulta che ci sia questa norma; e (b) meglio diffidare anche di esso, che ha partecipato alla DISINFORMAZIONE generale (cfr. "Cosa prevede la Riforma Fornero" di Ma.l.C. 20 gennaio 2015 http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-20/cosa-prevede-riforma-fornero-164237.shtml).

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  3. Ecco l’articolo del Sole 24 ore.
    “Adeguamento per la pensione anticipata contributiva
    Per i contributivi si arriva alla soglia dei 71 anni”
    Matteo Prioschi - 25.10.2017
    http://www.assind.vi.it/rassegna/20171025/VE63009.pdf

    I 71 anni scattano in mancanza dei requisiti (20 anni minimi di contributi, che è il limite che vale in generale, e assegno di importo non inferiore a 1,5 volte quello sociale), ma partendo dagli attuali 70 anni e 7 mesi.
    In tal caso, basta un'anzianità contributiva di 5 anni.

    COMMA 7: Pensione di vecchiaia
    Parte prima: Requisito contributivo minimo
    Il diritto alla pensione di vecchiaia, di cui al comma 6, é conseguito in presenza di un'anzianità contributiva minima pari a 20 anni.
    Per i lavoratori con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 1996 (sistema contributivo) è necessario il possesso di un ulteriore requisito:
    l’importo della pensione deve essere non inferiore a 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335.
    Il predetto importo soglia pari, per l'anno 2012, a 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, é annualmente rivalutato sulla base della variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (PIL) nominale, appositamente calcolata dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), con riferimento al quinquennio precedente l'anno da rivalutare. Il predetto importo soglia non può in ogni caso essere inferiore, per un dato anno, a 1,5 volte l'importo mensile dell'assegno sociale stabilito per il medesimo anno.
    Si prescinde dal predetto requisito di importo minimo se in possesso di un'età anagrafica pari a settanta anni, ferma restando un'anzianità contributiva minima effettiva di cinque anni.

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