Da: https://www.facebook.com/friends/? - Salvatore Minolfi, studioso di storia contemporanea, si è occupato delle problematiche dell'ordine mondiale dopo la fine della guerra fredda, con particolare riferimento all'evoluzione del pensiero strategico americano. È autore di Tra due crolli.
L’altro ieri i dirigenti polacchi hanno dato il loro peculiare contributo al clima di isteria pre(pro)bellica che pervade da settimane il Vecchio Continente. Hanno gridato allo scandalo perché un missile russo ha lambito lo spazio aereo della Polonia per 39 secondi.
L’estrema precisione della segnalazione mi ha sorpreso, poiché contrasta con l’assoluto silenzio osservato dal governo di Varsavia sul caso della morte del suo Generale di Brigata Adam Marczak (Deputy Chief of Staff, Support & Enabling EUROCORPS), che assieme ad un folto gruppo di ufficiali della NATO si trovava in un bunker di comando, profondo sei piani, a Chasiv Yar, quando è arrivato (quattro giorni fa) l’attacco missilistico dei russi che ha distrutto l’intero edificio: l’esplosione di un Iskander (un missile balistico ipersonico a corto raggio) ha provocato la morte “per cause naturali” del generale polacco.
Chasiv Yar è ad appena 17 km da Bakhmut, che a sua volta è a circa 200 km dal confine russo, più o meno 1500 km da Varsavia.
SVEGLIA! Che ci faceva (che ci fanno) alti ufficiali della NATO nelle regioni orientali dell’Ucraina? Quello che fanno da due anni (dieci, se preferite un conto più accurato). Con risultati che definire disastrosi è un eufemismo.
La razionalità non ha mai brillato nella vicenda iniziata circa quindici anni fa, allorché il polacco Radek Sikorski e lo svedese Carl Bildt inziarono a giocare a risiko con la “Eastern Partnership”, innescando la dinamica a somma zero della competizione geopolitica con i russi. I tedeschi, che erano contrari, non si opposero e li lasciarono fare, convinti che non sarebbero approdati a nulla. Furbi, i tedeschi!
Dopo una devastante seconda guerra mondiale e cinquant’anni di guerra fredda che avevano spaccato la Germania, Berlino preferiva – comprensibilmente, finalmente, thank God!, assa’ fa’ ‘a Maronna! – fare affari con la Russia. Ma il polacco gridava allo scandalo: commerciare con la Russia e costruire il Nord Stream equivaleva ad un nuovo “patto Molotov-Ribbentrop”. Così parlò Sikorski. Era il 2006. I polacchi erano da poco entrati nella UE (2004) e già vendevano come “buona e giusta” la "loro" idea di Europa ad un Vecchio Continente disabituato a ragionare, a scegliere, a progettare da un cinquantennio di subalternità atlantica.
E fu così che anni di costante, silenziosa e tenace tessitura (con l’indispensabile regia del boss d’Oltreatlantico) riportarono l’Europa, ancora una volta, indietro di trent’anni, quando Mosca era, per definizione, l’impero del Male.