venerdì 7 agosto 2015

IL CREDITO* - Ernest Mandel

*Da "Trattato di economia marxista", Ernest Mandel, Capitolo VII, Samonà e Savelli

   Il credito ha dunque lasciato la sua profonda impronta nella storia e nello sviluppo del capitalismo. Ha potentemente allargato il campo d'azione del capitale, permettendo la capitalizzazione di ogni riserva di denaro disponibile. Ha facilitato, accelerato, generalizzato la circolazione delle merci. Ha stimolato la produzione capitalistica, la concorrenza, la concentrazione dei capitali, in breve tutte le tendenze di sviluppo del capitalismo. Il credito appare dunque come uno strumento altrettanto indispensabile che il commercio al modo di produzione capitalistico, uno strumento che permette una considerevole reazione contro la caduta tendenziale del tasso medio del profitto.

   Al pari del commercio, il credito consente una considerevole riduzione del tempo di rotazione dei capitali, consente una mobilità sempre maggiore del capitale circolante di fronte all'immobilizzo di una frazione crescente del capitale in gigantesche installazioni fisse (All'inizio della crisi, il credito permette persino di attutire i primi colpi di una brutale caduta dei prezzi. Nella misura in cui l'imprenditore lavora con capitali presi a prestito, può vendere al di sotto del prezzo di produzione. Basta infatti che il prezzo ottenuto consenta il pagamento dell'interesse, inferiore al profitto medio). Attenua così a scadenza immediata le contraddizioni che derivano dall'evoluzione del capitalismo. Ma allo stesso tempo inasprisce queste stesse contraddizioni a lunga scadenza. Agli albori del capitalismo industriale ciascun capitalista poteva rendersi conto assai rapidamente se il tempo di lavoro speso per produrre le merci fosse o no tempo di lavoro socialmente necessario. Bastava andare al mercato e cercare acquirenti per queste merci al loro prezzo di produzione. Quando il commercio e il credito si frappongono tra l'industriale e il consumatore, questo industriale comincia con il realizzare in modo automatico il valore delle sue merci. Ma d'ora innanzi ignora se queste merci  troveranno o no uno sbocco reale, se incontreranno un "consumatore finale". Molto dopo aver già speso il denaro, equivalente delle merci prodotte, si può constatare che queste sono invendibili, non rappresentano più veramente tempo di lavoro socialmente necessario. Il crack è allora inevitabile. Il credito tende ad allontanare questo crack, rendendolo però più violento quando alla fine si produce.

   Permettendo una espansione della produzione senza rapporto diretto con le capacità di assorbimento del mercato; mascherando per tutto un periodo di tempo le relazioni reali tra il potenziale produttivo e le possibilità di consumo solvibile; stimolando la circolazione e il consumo delle merci al di là del potere d'acquisto realmente disponibile, il credito ritarda la scadenza delle crisi periodiche, aggrava i fattori di squilibrio  e di conseguenza rende la crisi più violenta quando scoppia.

   Il fatto è che il credito non fa che accentuare il divorzio fondamentale tra le due funzioni essenziali della moneta - mezzo di circolazione e mezzo di pagamento -, non fa che sviluppare il divorzio fondamentale tra la circolazione delle merci e la circolazione del denaro che realizza il loro valore di scambio, contraddizioni che costituiscono le fonti prime e generali delle crisi capitalistiche. 






























Capitolo I, LAVORO, PRODOTTO NECESSARIO, SOVRAPPRODOTTO: 
 Capitolo II, SCAMBIO, MERCE, VALORE: 
Capitolo III, DENARO, CAPITALE, PLUSVALORE: 
Capitolo IV, LO SVILUPPO DEL CAPITALE: 
Capitolo V, LE CONTRADDIZIONI DEL CAPITALISMO: 
http://ilcomunista23.blogspot.it/2015/07/le-contraddizioni-del-capitalismo.html

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