martedì 12 giugno 2012

Momenti del dibattito sulla Nep* - Stefano Garroni -


*Da:   http://www.contropiano.org/


In ogni società, lo sviluppo economico è legato, anche, all’esistenza di una certa proporzione – prosegue Trockij – fra i diversi rami produttivi. Per quale via il capitalismo si orienta verso la proporzione ad esso funzionale? Mediante gli alti e bassi, le cadute e i rialzi di un mercato, che si muove ‘secondo natura’, ovvero secondo una sostanziale e gratuita meccanica necessità.

L’economia socialista realizza quella proporzione, invece, attraverso un piano centralizzato. Ma tale nuova organizzazione razionale non può risolversi in un fenomeno, studiato a tavolino e imposto alla realtà; sì piuttosto ha da trattarsi di un processo che si svolge oggettivamente sulla base delle condizioni ed esigenze determinate del periodo e del luogo.

La Nep nasce, su proposta di Lenin[7], col X Congresso del Partito bolscevico, 1921, per terminare nel 1929. La Nep procurò un apprezzabile effetto socio-economico. Il settore socialista si trovò ampliato e rafforzato, e l’alleanza politica degli operai con i contadini venne dotata di una base economica sufficientemente solida.Senonché l’introduzione della Nep destò anche vive preoccupazioni tra compagni: questa svolta economica significa forse, - questa è la domanda, che angustia – l’abbandono della prospettiva socialista e un graduale ritorno al capitalismo? Tra il capitalismo – nel quale i mezzi di produzione appartengono a privati e in cui il mercato regola le relazioni economiche - e il socialismo integrale, vale a dire un dirigismo economico e sociale, vi sono tappe di transizione: la Nep è una di queste.                                                                                            

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